Alla metà degli anni settanta, quando mi sono trasferita con la famiglia dalla cosmopolita e dinamica Londra, dove sono nata nel 1964, a Brandizzo, un grigio paese della seconda cintura di Torino che aveva perso le sue caratteristiche rurali, ma senza aver mai acquisito quelle della città, non lo posso nascondere, è stata un’esperienza traumatica. Ho dovuto imparare l’italiano in fretta per andare a scuola, spinta dalla tipica voglia adolescenziale di uniformarsi. Non è stato facile e talvolta penso che è stato proprio questo ad alimentare una certa inquietudine che mi ha sempre spronato a cercare altro e l’evasione nella lettura, in inglese e italiano, naturalmente.
Ho frequentato l’Istituto Magistrale e mi sono laureata in Lettere Moderne presso l’Università degli Studi di Torino (con una tesi di storia del teatro, intitolata “Il teatro straniero in Italia durante il fascismo attraverso le pagine de ‘Il Dramma’”). Durante gli anni dell’università ho iniziato a lavorare come insegnante di inglese come lingua straniera in varie scuole private a Torino (ricordo gli anni trascorsi al British School of Turin con particolare soddisfazione). Ho lavorato per un anno presso The M.I.T. Center, sempre a Torino, come assistente al direttore e responsabile del settore traduzioni, ed è stata questa esperienza lavorativa a fornirmi gli importanti strumenti necessari di fare il grande passo dal mondo della scuola (come studente prima e insegnante poi) alla libera professione di traduttrice.
Sono traduttrice tecnica freelance dall’italiano in inglese (la mia lingua madre) a tempo pieno dal 1995. La mia sede è a Torino e ho la partita IVA italiana.
Sono appassionata di letteratura, storia, archeologia e egittologia.
La mia continua ricerca di me stessa mi ha portato nel 2005 in Yemen e mi sono subito innamorata di questo incredibile paese in bilico tra tradizione e modernità, della sua cultura e della sua meravigliosa gente.
Vivo attualmente a Torino nella speranza che la situazione migliori e possa tornare a Sana’a dai miei ragazzi.
© Jane Marinoni